Sono nata a Bondeno tanti fa in una insolita famiglia di Via Oriani. Nonno e nonna (rispettivamente classe 1874 e 1873) hanno avuto sei figli: Margherita, Maria, Vincenzo (deceduto giovanissimo), Berta, Vincenzo ed Alberto. Tutti hanno studiato e si sono diplomati a Ferrara o a Bologna. All’“allegra brigata” di casa nostra si univano numerosi amici, ad esempio il pittore Galileo Cattabriga del quale desidero raccontare una inedita storia. Il giovanotto, nato nel 1901, era di famiglia e riceverlo era un piacere. Quante belle serate aveva trascorso individuando per ognuno di loro varie caratteristiche: la riservatezza di Maria, il dolce sorriso di Berta, la semplicità di Margherita, l’appartarsi di Vincenzo e l’allegria di Alberto. I fratelli si esibivano tutti insieme: chi suonava il pianoforte, chi il violino e chi il mandolino. Galileo “strizzò l’occhio” ed ebbe uno sguardo speciale per la figlia più grande. Margherita ebbe così un amore platonico, un sentimento pudico, conservato nel profondo del cuore, pronto a riemergere forse al momento opportuno. Non si conosce bene se lei lo spinse a darle lezioni di pittura o se egli propose questa soluzione per starle vicino. Come nipote mi sono stati consegnati vari acquerelli con l’immagine di mia zia, dal tema floreale firmati dal pittore. Quando li ho fatti visionare da esperti, ci fu meraviglia perché Cattabriga non era conosciuto per questi soggetti, piuttosto per immortalare la natura e il mondo contadino. Purtroppo questi acquarelli non sono stati schedati, né inseriti in nessuno dei cataloghi delle numerose mostre che gli sono state dedicate. Il “momento opportuno” per ritornare in tema, non arrivò mai e zia Margherita si sposò nel 1926 con un violoncellista bondenese, il prof. Zeno Bennati e partì subito dopo per la capitale danese. Il marito era stato chiamato per essere un componente dell’Orchestra Reale Danese, mentre lei Insegnava la lingua italiana agli artisti di Copenaghen. Ogni anno durante la stagione estiva tornava in Italia per salutare i fratelli e le sorelle e poteva rivedere il pittore. Entrambi si complimentavano a vicenda per le loro carriere.
Anche Galileo Cattabriga era stato all’estero, nel 1937 a Parigi fu premiato con la medaglia d’oro alla Mostra Universale; nonostante ciò decise di non spostarsi mai da Bondeno. Margherita invece si era stabilita definitivamente e dopo la morte del violoncellista si sentiva cittadina danese. In via Oriani tornava a soggiornare solo nel periodo del maggiore caldo. Ogni volta che io guardo appeso al muro il dipinto che ritrae la sorella del pittore, donato da Galileo, affiora nella mia mente questa romantica storia, sempre rimasta tra le mura domestiche della mia famiglia. Per un traguardo importante della mia vita ho voluto come regalo un suo quadro e tanti bei dipinti sono di proprietà di un mio caro cugino che vive da anni in Sud Africa, il quale li ha ereditati dal padre che era grande suo amico. Quando il giorno dei defunti mi reco in visita alle varie tombe dei miei cari e dei tanti amici che non ci sono più, mi soffermo anche nella cappella dove è sepolto il pittore, importante figura bondenese a cui è dedicata la Pinacoteca cittadina e penso alla zia Margherita e a questa castigata storia.
di Alessandra Andreoli