Il fungo di San Giorgio

Calocybe gambosa (Fr.) Donk 1962, Tricholoma georgii (L.) Quél 1872, sono alcuni dei nomi scientifici del Fungo di San Giorgio, così chiamato per il periodo di crescita, intorno al 23 aprile, ricorrenza del santo; è conosciuto anche come Prugnolo per l’ambiente di crescita, in prossimità di pruni selvatici.

Foto di Fabio Fabbri

È un fungo che sporadicamente possiamo trovare in pianura, più comune in collina e in montagna. Inizia a comparire dalla primavera fino all’inizio dell’estate in relazione all’altitudine e all’andamento stagionale.

Ecco le sue caratteristiche:

Il cappello: da 40 a 80 mm di diametro, carnoso, inizialmente tondeggiante, poi emisferico fino a diventare quasi piano. Il colore è bianco-crema poi gradualmente nocciola chiaro con sfumature marroncino, simile alla crosta di pane; il bordo è leggermente ondulato. La cuticola è liscia, asciutta, sericea.  

Le lamelle: non aderenti al gambo (smarginate), basse, molto fitte, di colore biancastro-crema chiaro.

Il gambo: da 35 a 50 mm in altezza e da 10 a 20 mm di diametro; come suggerisce il nome“gambosa” è piuttosto massiccio, tozzo, sodo, leggermente ingrossato verso la base e spesso profondamente infisso nel terreno. Il colore è bianco.

La carne: bianca,spessa, soda, compatta. L’odore, molto intenso, di farina fresca. Sapore farinoso gradevole.

Il fungo di San Giorgio cresce a gruppi nei prati, ma anche dove la vegetazione è composta da rovo, biancospino, rosa canina, pruno, fedele ai luoghi di crescita.

È un eccellente commestibile. Molto ricercato per la sua comparsa precoce viene da alcuni preferito ai rinomati porcini. Il modo migliore per gustarlo è cucinarlo con pochi aromi per esaltarne il sapore delicato. Vietata la raccolta sotto i 2 cm di diametro.

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